martedì 13 maggio 2014

Marcello Dell'Utri e Amedeo Matacena la fuga a Beirut per evitare il carcere condanna per mafia

Riflessioni ANTIMAFIA:
Insomma, sembra proprio che la magistratura italiana sia talmente modificata nel suo iter, dai vari Governi che in questi anni si sono succeduti, da non poter fare nulla in sutuazioni simili.
Inermi, attendono che "la politica e i politici italiani si pronuncino e decidano".
Oramai il declino della nostra magistratura, a forza di "Decreti Legge", personalizzati per favorire i malavitosi presenti nel nostro Parlamento, vengano tutelati in ogni modo!
Tutto questo è inaccettabile se fossimo in Democrazia, ma forse questo (anche la Democrazia in Italia),  è stato talmente alterato, modificato, con modifiche al CP (copide penale) e CPP (codice di procedura penale), da far rabbrividire gli stessi Paesi che adottano per i loro cittadini la dittatura!
Questa mia esternazione non è solo frutto di un mio pensiero, essendo io un ex dipendente del Ministero Dell'Interno.
Non comprendo come mai l'italiano non si sia ancora ribellato, in modo pacifico, ma con forza: scendendo per strada, nelle piazze a manifestare il proprio dissenso e chiedendo le dimissioni di tutte le persone che ricoprono una carica pubblica e politica, per dare le dimissioni, restituire i soldi, non avere per loro la pensione e i privilegi che gli vengono concessi anche se indagati, o ancora peggio se condannati in via definitiva!
Credo che l'italiano sia un poco tardo nel risvegliare queste cose, ma quando comprende forse è troppo tardi. Attende forse di avere calate totalmente le braghe, le mutande per sentire realmente il suolo a culo nudo?
Non saprei cosa aggiungere. Per ultima cosa e come sempre
A VOI LE RIFLESSIONI!

I 3 magnifici impuniti

È Beirut la terra promessa per chi, come gli ex parlamentari di Forza Italia Marcello Dell'Utri e Amedeo Matacena, è stato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Il primo, amico da una vita di Silvio Berlusconi, si trova nella capitale libanese da quasi un mese e il ministero della Giustizia ha già spedito le carte per chiederne l'estradizione. Infatti sull'ex senatore siciliano pende un mandato d'arresto. Inoltre a breve la Cassazione dovrà esprimersi sulla condanna a 7 anni inflitta a Dell'Utri dalla corte d'Appello.

Anche Matacena, che è stato condannato in via definitiva per lo stesso reato a 5 anni di carcere, ha cercato di raggiungere Beirut, ma senza successo. Infatti l'ex parlamentare, dopo essere fuggito dall'Italia ha girato alcuni Paesi fino ad arrivare negli Emirati Arabi Uniti dove era stato arrestato dalla polizia locale al suo arrivo all'aeroporto di Dubai su segnalazione delle autorità italiane.

Pochi giorni dopo, però, Matacena è tornato in libertà in quanto non è stata completata la procedura di estradizione in Italia. La giurisdizione degli Emirati arabi, dove non esiste il reato di criminalità organizzata e con i quali l'Italia non ha accordi bilaterali, prevede che i cittadini stranieri in attesa di estradizione non possano essere privati della libertà oltre un certo limite di tempo. Matacena non poteva però lasciare il Paese arabo in quanto privato del passaporto. Per la giustizia italiana è rimasto un latitante. È in questa fase, secondo l'accusa, che sarebbe intervenuto Claudio Scajola - arrestato per procurata inosservanza di pena- che avrebbe cercato di aiutare Matacena a trasferirsi in Libano.

Nella sua ordinanza, il gip scrive che le investigazioni "vedono Scajola in pole position nell'impegno volto all'individuazione di uno Stato estero che evitasse per quanto possibile l'estradizione di Matacena o la rendesse quantomeno molto difficile e laboriosa. Tale Stato Scajola lo individuava nel Libano, impegnandosi con personaggi esteri di rango istituzionale per ottenere tale appoggio per tramite di importanti amicizie ". Come ad esempio Vincenzo Speziali, nipote e omonimo dell'ex senatore del Pdl.

Ma perché proprio Beirut? E qui torna in ballo il reato per cui sono stati condannati i due ex compagni di partito. Difatti in Libano il concorso esterno in associazione mafiosa non sanno nemmeno cosa sia. Eccolo, dunque, l'inghippo. La contemplazione da parte dell'ordinamento giuridico libanese del tipo di reato in questione risulta determinante. E su questo punto i tempi per il caso Dell'Utri potrebbero allungarsi. Per Matacena forse potevano.


LEGGETE LE INTERCETTAZIONI TELEFONICHE TRA SCAJOLA E LA MOGLIE DI MATACENA

"Stiamo parlando della capitale, giusto? Che inizia con la L, no, che inizia con la B". A dirlo è la moglie di Amedeo Matacena, Chiara Rizzo, in una delle tante telefonate intercettate con l'ex ministro Claudio Scajola. Una telefonata che secondo gli investigatori testimonia come Scajola si sia impegnato per fare in modo che Matacena potesse proseguire la sua latitanza in Libano, ed in particolare nella capitale Beirut. La moglie di Matacena, infatti, si corregge con le iniziali dopo che Scajola le dice "Beh, il paese con...".

Ma non c'è solo questo passaggio, scrive il gip nella sua ordinanza di custodia cautelare, a fare "comprendere che la città individuata da Scajola sia Beirut". In un'altra telefonata, infatti, l'ex ministro, sempre parlando con la Rizzo, le dice: "ti ricordi di Beirut? Prova a concentrarti perchè passa così... questi miei amici, quando sono andato a Beirut, poi sono venuti su... amici miei, l'ex presidente, hai presente?".
Nella stessa telefonata Scajola poi prosegue: "ieri ho visto questo tizio e il discorso è venuto lì. Mi dice 'noi siamo amici di la, poi ho capito perchè, perchè Beirut è una grande Montecarlo e Dubai è una grande Montecarlo, tanto per essere chiari. Io vado a Roma prima perchè domenica questo qui viene su, suo zio. Viene su lo zio e mi dice 'stiamo a cena insieme' e devo trovare... va beh, basta, hai capito più o meno... devo dirti delle cose e devo sapere delle cose, se tu lo desideri, in modo che io possa trasmettere giusto, punto."

Fonte: www.huffingtonpost.it

FOTO - L'albergo della cattura di Dell'Utri:





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